Marciabbì

Il 25 settembre 2021 si è svolta la prima marcia per la visibilità bisessuale del sud Italia. In questa occasione abbiamo marciato per le strade di Napoli portando i colori bisessuali per promuovere la visibilità e la sensibilizzazione riguardo le tematiche Bi+.

L’evento è stato possibile grazie ad una campagna di crowdfunding di grande successo, che ha aggregato tante persone bi+ di tutta Italia e ha comunicato il bisogno di questa comunità di spazi in cui essere visibili e lottare per i propri diritti.

Tra i discorsi politici che sono stati fatti nel corso della Marciabbì riportiamo le parole di Ari di Orgoglio Bisessuale:

“Per orientamento sessuale s’intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi” questo è ciò che si legge nell’articolo 1 del disegno di legge Zan alla voce “definizioni”.
Per l’ennesima volta viene data una definizione errata, parziale, ciscentrica e con sguardo monosessuale della bisessualità e noi siamo stancə di essere descrittə con parole che non ci rappresentano.
E ci fa rabbia la narrazione che si fa quando si parla di legge contro l’omofobia, l’omotransfobia o l’omolesbotransfobia, anche se TEORICAMENTE il testo prevede una protezione anche per noi.
Non siamo e non vogliamo essere una sottocategoria di gay e lesbiche, vogliamo il nostro spazio anche nella rappresentazione e nella narrazione.
E insieme a noi vogliamo che siamo invitatə al banchetto -possibilmente vegano- anche lə nostrə fratelli, sorelle e sibling più marginalizzatə ed invisibili.
Da qui ne consegue che, nonostante vogliamo fare fronte comune per la sua approvazione, lo riconosciamo come strumento utile, ma assolutamente incompleto ed imperfetto ed esprimiamo piena solidarietà alle comunità intersex, asessuale e aromantica totalmente escluse dal DDL.
Non ci piace che si basi più sulla punizione che sulla prevenzione, ed è uno dei motivi per cui siamo qui.
Un ragionamento collegato va fatto sulla genitorialità queer perché scompariamo totalmente dal dibattito.
Chi di noi vuole essere una figura genitoriale è giudicatə idoneə ad esserlo in base al genere e al numero dellə partner. Noi siamo sempre i genitori gay con figliə natə da precedenti relazioni, oppure in coppie gay o lesbiche che vogliono ciò che la natura non ha dato.
Gente egoista che però diventa buon padre e buona madre se stiamo con gente che sembra di un altro genere.
E noi vogliamo rivendicarci il diritto di essere buoni genitori o di non essere affatto genitori, uscendo sempre dagli schemi tradizionalisti ed eurocentrici del ciseteropatriarcato mono cis allo amato normativo che ci imboccano come omogeneizzati sin dall’infanzia.
Vogliamo uscire dagli schemi, essere visibili, non solo oggi, non solo a settembre, forse a giugno e manco a marzo.
Urliamo forte e chiaro che usciamo fuori dalla visione binaria che ci vuole attrattə da un solo tipo di persona, un solo genere, possibilmente una alla volta.
Vogliamo amare o non amare, fare sesso o non farlo affatto, con persone del nostro genere o generi diversi, talvolta con nessunə, altre volte con una persona, altre volte con più persone contemporaneamente.
Siamo fru-frù, talvolta monogame, altre volte poliamorose.
Ci rivendichiamo l’essere frigide o essere cagne e porci perché col consenso dei nostri partner a volte siamo promiscue e lo riconosciamo con orgoglio.
Rifiutiamo i concetti di decoro e corpi conformi basati su standard binari, transfobici, interfobici, razzisti, cis-centrici, eurocentrici, misogini, abilisti e grassofobici.
Rinnoviamo la nostra alleanza e la nostra intersezione con la comunità trans, lottiamo insieme come abbiamo sempre fatto e sempre faremo.
I nostri corpi e il nostro modo di amare sono dissidenti, appartengono solo noi e non obbediscono alle regole imposte.
Non vogliamo essere accettatə, vogliamo avere lo spazio che ci spetta di diritto, anche se non ci viene dato di default.
Perché lottiamo per la nostra esistenza, per il nostro riconoscimento dentro e fuori la community LGBTQIA+, contro la nostra patologizzazione e stigmatizzazione, ipersessualizzazione, feticizzazione, o totale rifiuto e marginalizzazione.
Oggi vogliamo celebrare le nostre identità di genere e il nostro orientamento sessuale e romantico, la decostruzione dello schema monosessuale e binario, le lotta politica, l’indecorosità e l’amore per noi stessə perché dell’essere bisessuali e spesso trans insieme vogliamo farne una celebrazione.
Della retorica del dolore, dei corpi sbagliati e degli amori colpevoli non ce ne facciamo niente, perché della freakness e della queerness ne facciamo la nostra bandiera.
E noi non cerchiamo la pietà, né la comprensione, né l’accettazione.
noi vogliamo il nostro spazio senza se e senza ma. Perché non vogliamo essere discretə e defilatə a casa nostra, noi vogliamo farvi tremare distruggendo ogni catalogazione eurocentrica in base al sesso e ogni aspettativa sessista in base al genere. Perché noi non siamo “natə così”, noi siamo arrivatə al coming out talvolta dopo paure di sembrare indecisə o non sapere cosa vogliamo. Abbiamo distrutto e ricostruito la percezione della nostra identità politica di bisessuali e dei nostri corpi, di analisi della percezione della nostra attrazione, dopo botte di gaslighting e gatekeeping che ci hanno fattə contorcere, perché la sindrome dell’impostrociə ci ammazza ogni giorno, perché dobbiamo lottare per avere voce e farci sentire bene da chi ci dice che non siamo abbastanza ricchioni per questa lotta. Abbiamo deciso che non vogliamo arrenderci fino alla fine, senza nessunə che ci entri nelle mutande a controllare, che si aspetti una scelta tra etero e gay. E allora buona lotta a tuttə. A noi che non siamo un po’ etero e un po’ gay. A noi che non siamo indecisə, confusə, in una fase, ingordə ed egoistə. A noi che siamo bisessuali, sappiamo che cosa vogliamo e VOGLIAMO TUTTO.”

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