Manifesto politico
Le nostre rivendicazioni:
1) Riconoscimento del nostro orientamento:
Vogliamo un mondo che possa riconoscere gli orientamenti bisessuali, pansessuali e non-monosessuali come esistenti e validi. Vogliamo che i nostri orientamenti siano presi in considerazione nella comunicazione pubblica, nella politica e nella ricerca. Solo l’anno scorso ISTAT ha riconosciuto per la prima volta la nostra esistenza come identità specifica e non assimilata ad altre. Non vogliamo più essere considerate persone a metà, troppo poco etero, troppo poco gay o lesbiche. Siamo persone bi+ e lo siamo al 100%.
2) Diritto all’autodeterminazione di genere:
da sempre la comunità bi+ è stata al fianco delle comunità trans e non-binarie, con anche ampie sovrapposizioni e storiche alleanze politiche. Le identità delle persone trans sono cancellate continuamente dallo stato, tramite leggi antiquate che portano a percorsi invasivi e inutilmente inquisitori. Se da un lato abbiamo politiche sempre più inclusive e basate sull’autodeterminazione in vari paesi del mondo, dall’altro abbiamo un accanimento delle destre conservatrici sulla demonizzazione di tutto ciò che fuoriesce dal binarismo cisnormato e il panorama politico italiano soffre molto di queste tendenze all’interno del dibattito pubblico.
Vogliamo un sistema in cui l’unico criterio per la transizione medica e/o anagrafica sia l’autodeterminazione dell’individuo, dove la burocrazia e l’affollamento del Sistema Sanitario non vengano strumentalizzati per impedire a moltissime persone trans di intraprendere i percorsi di cui necessitano.
3) Diritto alla salute:
La salute delle persone LGBTQIA+ è tendenzialmente peggiore rispetto alle persone etero e cis, sotto quasi ogni punto di vista. La ricerca evidenzia come il Minority Stress, ovvero la pressione sociale proveniente dall’appartenenza a una minoranza, abbia degli effetti negativi sulla salute sia fisica che mentale, ai quali si aggiunge in generale un peggiore trattamento da parte del sistema sanitario che spesso è agente di oppressioni e fallisce nel rassicurare le comunità oppresse sulla possibilità di ricevere cure senza subire commenti discriminatori. Tra gli orientamenti sessuali di minoranza, quello bisessuale è il più colpito dalle problematiche di salute, come affermato dalle ricerche in merito.
Vogliamo una società che si occupi adeguatamente di salute fisica e mentale, includendo in particolar modo chi si trova in fondo, chi non si può permettere alternative, chi ha più bisogno di supporto. Vogliamo un sistema sanitario che ci assicuri la possibilità di accedere alle cure in tempistiche adeguate senza dover incrociare le dita aspettandosi discorsi di odio e intolleranza dal personale. Vogliamo informazione adeguata sulle infezioni sessualmente trasmissibili e risorse per contrastarle, vogliamo che il diritto all’aborto sia davvero rispettato e garantito, vogliamo la fine delle mutilazioni forzate su corpi intersex, vogliamo il riconoscimento delle malattie croniche finora ignorate dallo Stato, vogliamo che le persone disabili abbiano un accesso facilitato e assicurato alle risorse a cui hanno diritto, vogliamo percorsi di cura inclusivi, efficienti e garantiti, non un sistema sanitario stigmatizzante deprivato costantemente di risorse e fondi dove la salute è prerogativa di chi può permettersela.
4) Diritto a lavoro dignitoso e sano:
Un importante ostacolo per le persone LGBTQIA+ è rappresentato dalla difficoltà di essere assunte in un ambito lavorativo rispetto alle persone etero e cis. Anche nei casi in cui trovano lavoro senza dover nascondere la propria identità, solitamente hanno una minore quantità di tutele e vivono ambienti lavorativi ostili e discriminatori. Le donne bisessuali, secondo un’indagine dell’ISTAT, subiscono più molestie sul lavoro e hanno contratti meno stabili.
Questa situazione, in un tipo di società in cui la situazione lavorativa determina moltissimi fattori come la salute e lo stato abitativo, non fa che esacerbare la situazione delle persone LGBTQIA+ che spesso si trovano a dover lavorare ai limiti della legalità o in assenza di tutele.
Vogliamo che la lotta per il diritto ad un lavoro sicuro e stabile, quella per il diritto ai beni di prima necessità a prescindere dalla condizione lavorativa e quella per l’inclusione e il rispetto delle minoranze vadano di pari passo, contribuendo ad una società dove l’assenza di lavoro non sia una condanna a morte e dove ogni persona possa essere libera di scegliere il proprio impiego senza dover venire costantemente incontro a barriere e ostilità.
5) Matrimonio egualitario e tutela di tutti i tipi di relazione:
Le persone bisessuali si trovano nella posizione di avere un diritto a metà. In assenza di un matrimonio egualitario la società in cui viviamo avrà sempre il potere di determinare quali sono le relazioni di serie A e quali sono le relazioni di serie B, schiacciando i nostri diritti a seconda del genere della persona con cui abbiamo scelto di condividere la vita. Vogliamo che ogni tipo di relazione abbia uguale dignità di fronte alla legge, vogliamo matrimoni egualitari e diritti per chi sceglie di non contrarli, vogliamo riconoscimento delle relazioni non-monogame. Vogliamo diritti di genitorialità che esulino dai dettami eterosessisti che pongono la famiglia etero, monogama e nucleare come pilastro fittizio della società e vogliamo che chi ci ha strappato quel poco che era stato ottenuto dalle famiglie queer paghi per questa violenza che ha agito nei nostri confronti.
6) Diritto alla scuola laica e inclusiva:
Le scuole sono il luogo dove le menti si formano e imparano a integrarsi nella società. Troviamo inaudito il fatto che questa istituzione venga distorta e trasformata in una fabbrica di lavoratori rinchiusi in gerarchie di merito. Ci opponiamo fermamente alla quasi totale mancanza di una sana informazione sulla sessualità, specialmente in un contesto in cui i sempre più scarsi fondi vengono ancora impiegati nell’insegnamento arbitrario della religione cattolica che non tiene minimamente conto dell’autodeterminazione religiosa dell’individuo. Il fatto che riteniamo una fortuna quando le singole scuole permettono a collettivi e associazioni di dare le informazioni necessarie in tempi ristrettissimi per trasmettere concetti basilari sulla sessualità ad un corpo studentesco ci rattrista, poiché ci mostra quanto questo paese è lontano da un’educazione sessuale organizzata e strutturata a dovere.
Vogliamo il riconoscimento della scuola come luogo di coltivazione di interessi e di espressione delle persone, vogliamo la fine di punteggi e graduatorie, retoriche sul merito, programmi standardizzati spersonalizzanti e lucro sui materiali di studio. Vogliamo dignità lavorativa per insegnanti, formazioni serie per rendere le classi e le aule luoghi accoglienti e sicuri, formazioni efficaci per il contrasto al bullismo e vogliamo l’applicazione di principi di laicità e inclusione.
7) Diritto ad un equo trattamento nella giustizia e all’accoglienza:
Il significato di giustizia è stato distorto fino ad essere diventato sinonimo di mantenimento ad ogni costo dello Status Quo e condanna violenta e oppressiva di tutto ciò che fuoriesce dai canoni di accettabilità, mettendo come priorità la protezione di proprietà e beni rispetto a quella delle persone. Le richieste di aiuto nei confronti di violenze domestiche o episodi di discriminazione sono prese fin troppo alla leggera, portando non di rado a conclusioni tragiche ed evitabili. L’uso eccessivo della violenza da parte dello Stato viene tollerato o addirittura elogiato, con conseguenze che spesso si riversano sulle categorie più marginalizzate, come le persone razzializzate e le persone trans, che subiscono livelli di abuso ancora maggiori. Le carceri vengono ancora considerate soluzioni accettabili per gestire i crimini, nonostante presentino condizioni di vita inumane che si trasformano in una vera e propria forma di tortura punitiva nei confronti di esseri umani, con la completa assenza di una prospettiva riabilitativa e innumerevoli ostacoli alla reintegrazione nella società. In particolar modo, come afferma l’associazione Antigone, le persone LGBTQIA+ hanno molte più probabilità di subire in carcere forme di violenza, che può provenire sia dalla discriminazione interna alla popolazione carceraria, sia da abusi da parte del personale penitenziario che dall’istituzione stessa, come nei casi in cui essa costringe persone trans ad essere confinate in un carcere in base al sesso assegnato alla nascita piuttosto che al loro genere, contribuendo a renderle bersaglio di violenza. Vogliamo una completa trasformazione della visione della giustizia, vogliamo un mondo che affronti le cause alla radice del crimine e non uno che nasconde sotto al tappeto chi infrange la legge, sperando che confinando una fetta di popolazione i problemi si risolvano. Vogliamo diritti e dignità anche nei confronti di chi sbaglia, vogliamo una focalizzazione sulla riabilitazione e sull’educazione, in modo che gli errori possano diventare occasioni per imparare e crescere e non momenti che condannano ad una vita di tortura e segregazione. Vogliamo un mondo dove nessuna persona venga considerata illegale, dove la migrazione non sia un crimine e i confini non vengano protetti tramite la violenza verso popolazioni vulnerabili. Vogliamo che l’accoglienza sia considerata un valore e non una minaccia e vogliamo che le persone bisessuali migranti non debbano mentire perché considerate non abbastanza gay da ricevere protezione internazionale.
FAQ
- Perché fare una marcia Bi+?
Il 23 Settembre è la Giornata Internazionale della Visibilità e dell’Orgoglio Bisessuale e quest’occasione marciamo per le strade di Firenze.
Molto spesso mancano spazi e progettualità specifiche per le persone Bi+, anche all’interno delle associazioni LGBTQIA+. Come Orgoglio Bisessuale crediamo che sia necessario esporsi e riunirsi per stare insieme. Molto spesso le persone Bi+ non conoscono altre persone Bi+ e ciò le porta a sentirsi isolate, tanto nella propria vita personale che nell’attivismo. Crediamo quindi importante creare spazi dedicati a tutte le persone bisessuali, pansessuali, non-monosessuali e che si stanno scoprendo, ma anche spazi safe per chi è out e militante. Questi sono i momenti in cui noi persone Bi+ non ci sentiamo più sole, questi sono gli spazi in cui possiamo articolare insieme le nostre rivendicazioni politiche. Se sei una persona Bi, Pan, non-monosessuale o alleata unisciti alla marcia e aiutaci a dare voce alle nostre rivendicazioni!
- Perchè fate la Marciabbì proprio a Firenze?
La prima Marciabbì si è tenuta il 25 settembre 2021 a Napoli, lì dove Orgoglio Bisessuale è nata e ha iniziato a radicarsi sul territorio, abbiamo ritenuto importante che la nostra prima Marciabbì si facesse al Sud Italia. L’anno dopo, l’1 ottobre 2022, abbiamo deciso di spostarci verso il Nord e organizzare la Marciabbì 2.0 a Modena, dove è presente un fervente e crescente gruppo di attivismo sul territorio.
Quest’anno abbiamo pensato al Centro, spostandoci a Firenze, lavorando con Love My Way con cui abbiamo già forti legami grazie a eventi organizzati insieme come il presidio in Piazza “Non Una Di Meno” (già Ss. Annunziata) e diversi incontri di socializzazione e di approfondimento a casa loro in Via Ghibellina 40 Rosso.
Da qui vogliamo dare il via alle attività della stagione autunnale con la MARCIABBì 3.0, la terza marcia Bi+ organizzata da Orgoglio Bisessuale, per continuare a stare insieme e dire che ci siamo e che lottiamo!
- Non ci sono cose più importanti a cui pensare?
Come collettivo intersezionale ci rifiutiamo di partecipare alla gerarchizzazione delle battaglie per i diritti, poiché riteniamo che il benaltrismo sia uno strumento coltivato dal potere per sminuire ogni tentativo di cambiare le cose. Ci sarà sempre qualcosa considerato più importante, ma non si potrà mai raggiungere l’obiettivo di costruire una società equa e rispettosa senza combattere l’oppressione su ogni fronte. Molti dei problemi contro cui ci battiamo si sovrappongono con quelli di altre comunità e, specialmente alla luce di una cancellazione diffusa delle nostre istanze, riteniamo importante una giornata dedicata alla nostra lotta.
- E non vi basta il Pride?
Detto semplicemente no, non ci basta. Il Pride è un evento importantissimo per celebrare ogni identità che fuoriesce dai canoni della cis-etero-allo-normatività e per viversi un momento di libertà dopo un anno di discriminazioni, ma al suo interno è difficile trovare uno spazio per le istanze bisessuali, soprattutto dal momento che c’è una progressiva tendenza a de-politicizzare il concetto di Pride come protesta contro l’oppressione sistemica e a trasformarlo in un evento inoffensivo e commerciale.
La Marciabbì mira non solo a dare voce alle persone bi+ ma anche a rivendicare il valore politico di queste manifestazioni, dichiarando a voce alta e in prima linea i motivi per cui ci battiamo, senza mezzi termini.
- Ma quindi ora esiste la bifobia?
La bifobia è un tipo di discriminazione che è sempre esistito in qualche forma, anche se spesso si pensa erroneamente che sia una nuova invenzione o qualcosa di campato in aria per il semplice fatto che per decenni a stento se n’è parlato. Come ogni tipo di discriminazione ha elementi in comune con oppressioni di altre comunità così come elementi specifici e mirati. La bifobia ha le influenze dell’eterosessismo che accomunano anche omofobia, lesbofobia e altri tipi di discriminazione, ma ad esempio ha le sue radici anche nella credenza che la sessualità umana sia qualcosa di stabile, fisso e granitico e che si divida naturalmente in omosessuale ed eterosessuale, dove ogni deviazione da questo binario è anormale, rara, una fase, un’invenzione o un trend. Questa credenza, nota come monosessismo, favorisce un ambiente ostile e sospettoso nei confronti delle persone bisessuali e ne influisce il vissuto quotidiano, arrivando ad arrecare livelli di stress e malessere diffusi, come si evince anche dai dati statistici.
- Come fate a essere discriminati se potete facilmente passare per etero?
Viviamo in una società cis-eteronormata: chiunque può facilmente passare per etero e/o per cis se si reprime abbastanza. Tuttavia la discriminazione è una dinamica sociale più complessa del ricevere un insulto per strada, passare per etero non basta ad evitare quell’ambiente malsano e tossico che il cis-eteropatriarcato crea e promuove, facendo sentire chi esce dai suoi canoni come fuori posto. Questo ambiente è ciò che crea la maggior parte dei sentimenti di oppressione, perché è sistemico, quindi è ovunque ed è costante.
Passare per etero in strada non impedisce di leggere notizie sulle discriminazioni che le persone come te subiscono continuamente, non impedisce di assistere ad un panorama mediatico che continua a trattare l’essere eterosessuale e cisgender come la norma, non impedisce di sentire i commenti sulle recenti misure legislative che prendono di mira la propria comunità. Tutto questo e molto altro è ciò che intendiamo con discriminazione sistemica e la finzione, la repressione o l’invisibilità non sono vie di fuga, sono sintomi.

