
Perché fare una marcia Bi+?
Il mese di Settembre è il mese della Visibilità e dell’Orgoglio Bisessuale. Noi abbiamo deciso di organizzare una marcia Bi+ il 1° di Ottobre, per ricordare che l’Orgoglio Bisessuale continua tutto il resto dell’anno. Molto spesso mancano spazi e progettualità specifiche per le persone Bi+, anche all’interno delle associazioni LGBTQIA+. Come Orgoglio Bisessuale crediamo che sia necessario esporsi e riunirsi per stare insieme. Molto spesso le persone Bi+ non conoscono altre persone Bi+ e ciò porta le persone a sentirsi isolate, tanto nella propria vita personale che nell’attivismo. Crediamo quindi importante creare uno spazio dedicato a tutte le persone bisessuali, pansessuali, non-monosessuali e che si stanno scoprendo. Questi sono i momenti in cui le persone Bi+ non si sentono più sole, questi sono gli spazi in cui possono articolare insieme le proprie rivendicazioni politiche diventando movimento. Se sei una persona Bi, Pan, non-monosessuale o alleata unisciti alla marcia e aiutaci a dare voce alle nostre rivendicazioni!
Perchè la MARCIABBì si fa a Modena?
La prima MARCIABBì si è tenuta a Napoli il 25 Settembre 2021. E’ stata la prima marcia Bi+ del Sud Italia. Negli stessi giorni, a Modena, Orgoglio Bisessuale ha iniziato a lavorare sul territorio emiliano facendo formazioni e organizzando incontri di socializzazione. L’Emilia rappresenta un territorio che storicamente ha avuto un fortissimo attivismo LGBTQIA+. Allo stesso tempo in quest’area c’è stata difficoltà a stimolare la partecipazione attiva delle persone Bi+. Nel corso di un anno Orgoglio Bisessuale ha sviluppato sul territorio emiliano diversi momenti dedicati specificamente alle persone Bi, Pan e non-monosessuali, aggregando persone da diverse città in particolare nella città di Modena. Da qui ripartiamo nella stagione autunnale con la MARCIABBì 2.0, la seconda marcia Bi+ organizzata da Orgoglio Bisessuale, per continuare a stare insieme e dire che ci siamo e che lottiamo!
Quali sono le rivendicazioni di Orgoglio Bisessuale?
1) Riconoscimento del nostro orientamento: Le persone Bisessuali, Pansessuali e non-monosessuali esistono e fanno parte attiva della comunità LGBTQIA+. Solo quest’anno ISTAT ha riconosciuto la nostra esistenza, considerandoci come una identità specifica e a se stante dopo anni. Veniamo costantemente viste come persone a metà, mai abbastanza, troppo o troppo poco etero, gay e lesbiche: noi siamo 100% bisessuali, pansessuali e non-monosessuali.
2) Diritto all’autodeterminazione di genere: tantissime persone Bi+ sono anche persone trans e non-binarie, che vedono la propria identità cancellata più volte dallo stato. L’attuale legge 164 del 1982 porta le persone trans a doversi sottoporre ad un iter gravoso, costoso e spesso invasivo della propria dignità. In tantissimi paesi in Europa esiste il diritto all’autodeterminazione di genere, in cui lo Stato chiede alla persona semplicemente un’autodichiarazione per poter effettuare il cambio anagrafico, includendo anche le persone che non si riconoscono esclusivamente nel genere maschile né in quello femminile. Vogliamo una burocrazia che invece di incasellarci si adatti alle nostre vite, riconoscendoci per chi siamo.
3) Diritto alla salute: statistiche internazionali ci dicono che le persone Bi+ subiscono minority stress e isolamento tale da sviluppare una salute psicofisica peggiore delle persone etero, gay e lesbiche. A fronte di ciò, l’Emilia-Romagna ha varato qualche hanno fa una legge antidiscriminazione, in cui sul fronte sociosanitario sono incluse le persone gay, lesbiche, transgender, transessuali e intersex. Nessuna menzione delle persone bisessuali, pansessuali o non-monosessuali, e tantomeno delle persone asessuali. Quando accediamo ai servizi sanitari, vogliamo una medicina che ci guardi completamente. Non che ci prescriva determinati esami se ci considera etero o altri esami se ci considera gay, così come a volta capita negli ambulatori IST.
Vogliamo servizi per la salute mentale che comprendano le nostre identità: basta a psicologə e psichiatrə che provano a farci accettare come etero, gay e lesbiche, facendoci danni terapeutici. A maggior ragione dopo il fallimento del DDL Zan: lo studio “Structural Stigma and Bisexual+ People: Effects of the Rejection of the Zan Bill in Italy on Minority Stress and Mental Health” ha dimostrato come la salute mentale delle persone Bi+ sia peggiorata peggiorata a seguito di questo fallimento nella lotta per i diritti civili.
Vogliamo vivere una vita dignitosa, rivendichiamo il diritto alla salute fisica e mentale e della scelta sui nostri corpi. La legge 194 sull’aborto è costantemente attaccata e l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza è sempre più ostacolato da politici e medici.
Viceversa, lo Stato è costantemente invasivo nei confronti delle persone intersex, chiediamo lo stop delle mutilazioni genitali in età pediatrica e della patologizzazione e medicalizzazione in età puberale e adulta senza un reale interesse alla salute mentale e fisica.
Chiediamo a gran voce il riconoscimento delle malattie croniche ignorate dallo Stato, malattie che costringono alcunə di noi a non poter essere autosufficienti e se sommate alla discriminazione per il nostro orientamento, ci impediscono le entrata nel mondo lavorativo. Troviamo assurdo che non vi sia massima accessibilità per le persone con disabilità e tutela da parte dello Stato dei diritti correlati. Un Sistema sanitario in uno Stato Sociale dovrebbe essere gratuito, accessibile, fruibile nel breve termine e attento alle necessità di chi verrà sempre consideratə “malatə”.
Una vita e una salute dignitosa non solo le meritiamo, ma le pretendiamo!
4) Diritto a lavoro dignitoso e sano:
Le persone LGBTQIA+ hanno più probabilità di essere disoccupate e di vivere in condizioni di povertà rispetto al resto della popolazione generale, molte di loro lavorano ma non hanno accesso a congedi di malattia retribuiti, indennità di disoccupazione e copertura assicurativa (OHCHR, 2020). A ciò aggiungiamo che l’ultima indagine ISTAT sulla discriminazione delle persone LGBTQIA+ rivela che le persone Bisessuali, in particolare le donne, hanno contratti meno stabili e subiscono più molestie sul lavoro. E in tutto questo i profitti delle aziende continuano a crescere, ma gli stipendi rimangono bloccati e i costi della vita sono aumentati a dismisura.
Vogliamo, da proletariә e da frocie, stipendi che crescano quando il costo della vita aumenta e contratti più stabili.
Vogliamo formazione obbligatoria sulle tematiche LGBTQIA+ negli spazi di lavoro e tutele contro le discriminazioni che subiamo in questi ultimi
5) Matrimonio egualitario e tutela di tutti i tipi di relazione: lo Stato Italiano ci garantisce ancora diritti a metà. Ci viene detto che se ci comportiamo da etero non ci possiamo lamentare, ma noi non ci possiamo comportare da etero, perchè siamo Bisessuali, Pansessuali e non-monosessuali. Vogliamo pieni diritti e li vogliamo per tutte le persone LGBTQIA+. Vogliamo poter avere protezioni legali per le nostre famiglie e le nostre relazioni, qualunque forma esse abbiano e indipendentemente dal numero di persone che amiamo. Vogliamo che figli* siano riconosciut* automaticamente, e senza dover dipendere dalle idee politiche del sindaco della nostra città, che può scegliere se riconoscere o meno la nostra genitorialità.
6) Diritto alla scuola laica e inclusiva: ogni volta che facciamo formazione nelle scuole ci viene detto “se avessi avuto queste informazioni prima non avrei faticato così tanto a comprendermi”. E ogni volta che mettiamo piede nella scuola c’è qualche partito politico che spende soldi pubblici per fare interpellanze a livello di consiglio regionale. E’ assurdo che lo Stato deleghi alle associazioni e ai collettivi un lavoro di formazione sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla sensibilità culturale. Lo Stato deve prendersi la responsabilità di tutte le persone che lo compongono e garantire loro una vita decente. Richiediamo quindi formazione obbligatoria alla sessualità nelle scuole, progetti di lungo termine contro il bullismo, l’istituzione della giornata contro l’omolesbobitransintersexafobia in tutte le istituzioni pubbliche.
7) Diritto ad un equo trattamento nella giustizia: vogliamo una giustizia che lo sia per davvero e che non ci causi ulteriore violenza. Rircordiamo ad esempio il caso dello Stupro della fortezza da basso. Una donna bisessuale ha denunciato i propri stupratori, che però sono stati assolti dalla corte di appello. I giudici, testuali parole, hanno visto la donna come “un soggetto femminile fragile, ma al tempo stesso disinibito, creativo, in grado gestire la propria (bi)sessualità, di avere rapporti fisici occasionali, di cui nel contempo non era convinta”. La bifobia delle istituzioni si interseca con la misoginia, creando un’oppressione intersezionale delle nostre identità. Stessa cosa per le persone razzializzate, che quando chiedono il diritto all’asilo politico perchè perseguitate in patria si trovano giudici che decidono se la persona è abbastanza gay o troppo etero, applicando categorie cancellanti e occidentali su persone che chiedono solo di poter scappare dalla persecuzione. L’ultimo rapporto di Antigone ci ricorda inoltre della terribile situazione delle persone bisessuali e LGBTQIA+ in carcere, spesso a rischio di violenze per via della propria identità. Vogliamo un sistema giudiziario che ci tuteli invece di trasformarci in carne da macello.