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“Fuori Binario, Bisessualità maschile e identità virile” è un libro di Giuseppe Burgio edito da Mimesis nel 2021 che è stato inserito nella classifica dei “5 libri con cui aprire il 2022” di Gaypost.
Orgoglio Bissessuale e Burgio hanno avuto modo di confrontarsi pubblicamente sul libro, in uno dei pochi momenti in Italia di conversazione su libri che trattano la bisessualità.
A distanza di qualche tempo e dopo una riflessione interna è nata la volontà di fornire una recensione sulla pubblicazione, analizzandone i punti di forza e limiti.
Il libro si inserisce in un panorama italiano di analisi accademica sui temi della bisessualità e non-monosessualità, basti pensare alle ricerche di Dany Carnassale, Nicole Braida, Beatrice Gusmano, Aurelio Castro, Salvatore Monaco e Michele Breveglieri, autore della prima tesi di dottorato in Italia sul tema della bisessualità nel 2008.
La ricerca italiana sui temi Bi+ riceve spesso meno attenzioni di quanto dovrebbe, anche all’interno del mondo dell’attivismo. Capita spesso tra attivistə di guardare fuori dal nostro paese per conoscere la teoria e storia del proprio movimento. Questo crea talvolta un limite di accessibilità alle fonti per chi non conosce lingue straniere, e ancora di più l’adozione di una prospettiva scollegata dal territorio in cui si vive.
“Fuori Binario” ha come assoluto pregio quello di essere ancorato in Italia: il libro presenta una parte consistente della propria bibliografia basata su ricerche sviluppate in Italia, unitamente a statistiche che aiutano a capire meglio come venga considerata la bisessualità e la maschilità nel nostro Paese, in particolare tra le persone più giovani, rifacendosi a studi più ampi sulle attrazioni verso più generi riportati in testi come “La sessualità degli italiani” di Barbagli, Dalla Zuanna e Garelli.
Il libro presenta inoltre una sezione estremamente interessante sulla “sessualità mediterranea”, evidenziando come nell’Ottocento il nostro Paese fosse una meta di punta per il turismo sessuale europeo, e come questa pratica abbia dato forma ad un tipo di sessualità basata su ruoli di potere e di classe.
Risultano quindi di estremo interesse le diverse interviste che Burgio ha realizzato e che costellano il testo come fonti dirette in tema di sessualità migrante, bullismo, adolescenza che dimostrano un’analisi della sessualità che si muove su terreni diversi e stratificati.
All’interno di questa complessità “Fuori Binario” ha il pregio di rimanere una lettura accessibile ad un pubblico che per la prima volta si avvicina a questi temi, in un’ottica di divulgazione popolare che spesso è assente all’interno delle non-monosessualità.
A FRONTE DI QUESTI PUNTI DI FORZA TUTTAVIA IL LIBRO PRESENTA ALCUNI LIMITI CHE RITENIAMO IMPORTANTE DISCUTERE.
In primis la ricerca sceglie come terreno di analisi principale quello del comportamento sessuale. L’esplorazione delle tipologie dei comportamenti sessuali è vasta e costituisce la colonna portante del libro tra esempi di bromance, dude-sex e cruising.
La trattazione è approfondita dal punto di vista dei gay studies ed inserisce queste esperienze all’interno dei comportamenti bisessuali occasionali. Tuttavia, appare evidente che la quasi totalità del libro è focalizzata sulle esperienze di persone che non si identificano come bisessuali ma come eterosessuali o omosessuali.
Le esperienze, interviste e prospettive di persone che si identificano come apertamente bisessuali sono paradossalmente quasi assenti in un libro che tratta la bisessualità. Soprattutto dal punto di vista politico.
Questa mancanza indebolisce il testo sotto due fronti: in primis perchè fallisce nel ricordare che in nessuna definizione di orientamento sessuale c’è la necessità di fare sesso per essere eterosessuali, omosessuali o bisessuali o di qualunque altro orientamento.
L’orientamento sessuale non dipende dal genere della persona con chi si fa sesso, e ciò vale soprattutto per le persone bisessuali e pansessuali che vengono costantemente cancellate come eterosessuali o omosessuali in base all’identità di chi ha accanto. Basare l’orientamento sul comportamento sessuale è un terreno che apre a storture e cancellazioni: un uomo omosessuale in un matrimonio di convenienza ad esempio rimane omosessuale anche se fa sesso con una donna.
In secondo luogo perché viene persa l’occasione di analizzare le esperienze delle persone che pur non facendo sesso si identificano come bisessuali: le persone bisessuali vergini esistono, così come le prospettive delle persone bisessuali al di fuori del mero atto sessuale. In maniera simile viene quindi ignorata l’esperienza delle persone che hanno un orientamento non bisessuale ma biromantico.
Infine l’assenza di prospettive Bi+ si sente particolarente quando viene proposta nel corso del libro una definizione binaria di bisessualità basata sul sesso anatomico. Secondo Burgio “la bisessualità è definibile – in prima istanza – come l’esperienza (o la capacità) di attrazione sessuale per entrambi i sessi”.
Il Journal of Bisexuality, all’interno del Bisexuality Report (Barker et al., 2012) riporta come la bisessualità sia definita generalmente come “attrazione per più di un genere”, e come tra le persone bisessuali vi siano “persone che combattono l’idea che esistano solo due generi e che le persone siano attratte da uno, l’altro o entrambi”. La bisessualità come attrazione verso più di un genere è inclusa nello stesso Bi Report di Stonewall Uk, così come nel glossario di ILGA Europe.
Nell’ambito dell’attivismo una delle definizioni più adottate è quella di Robyn Ochs, ovvero “Mi definisco bisessuale perché riconosco di avere in me il potenziale provare attrazione – romantica e/o sessuale – per persone di più di un sesso e/o genere, non necessariamente nello stesso momento, non necessariamente nello stesso modo, e non necessariamente nello stesso grado”.
La definizione di Burgio è quindi in contrasto con la concettualizzazione di bisessualità che viene adottata nella ricerca e nell’attivismo contemporaneo. Il libro risente quindi di una mancanza importante di prospettive Bi+ di persone che si accettano e vivono la propria identità alla luce del sole, specie in maniera politica.
Non è quindi un caso che nel libro venga minimizzato l’attivismo Bi+: secondo il volume “l’orientamento bisessuale non trova nella società […] un consistente attivismo politico che ne rivendichi i diritti” e si riferisce ai collettivi come “gruppi informali o semplici pagine Facebook”.
Basti pensare che il primo Pride nazionale italiano nel 1994 non ci sarebbe stato senza Deborah Di Cave, bisessuale e prima donna presidente di un movimento omosessuale in Italia, il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
Non solo: dal 2010 in Italia esiste BProud come punto di riferimento per l’approfondimento sui temi Bi+, tanto da ricevere l’attenzione del Corriere della Sera. Nel 2014 è stata fondata Lieviti, divenuta poi “Bisessuali e Pansessuali italia”, la prima associazione italiana su questi temi. Nel 2016 nasce Bisessuali in Toscana che realizza momenti di comunità e autocoscienza. Nell 2017 viene organizzata a Padova la prima marcia per la Visibilità Bisessuale in Italia da parte di Anteros, associazione che già esisteva da cinque anni. Nel 2018 Fuori dai Binari a Roma organizza una manifestazione sempre il 23 Settembre e l’anno successivo Bisesso, convegno nazionale di visibilità bisessuale.
Ed è proprio nel 2018 che nasce Orgoglio Bisessuale, che diventa rapidamente una delle realtà Bi+ più grandi a livello italiano, organizzando un tour di formazione nelle sedi Arcigay e più recentemnete partecipando al percorso per il DDL Zan. Questo impegno ci ha portato a parlare dal palco di Piazza del Popolo il 15 Maggio 2021 con una visibilità nazionale, continuando poi con l’organizzazione poi nello stesso anno di Marciabbì a Napoli, la prima marcia Bi+ del Sud Italia.
Questa breve carrellata non può essere esaustiva di tutte quelle realtà molto attive anche se nate più recentemente, come ad esempio BPlus Milano Proud e altre, che operano sui propri territori e spesso in collaborazione con altre realtà di lotta.
L’attivismo Bi+ quindi in Italia esiste e non solo su pagine Facebook. Però solo due nomi importanti dell’attivismo non-monosessuale italiano compaiono nelle fonti bibliografiche: Aurelio Castro, membro del gruppo di lavoro del Bi Visibility Day Padova, e Andrea Pennasilico, che ha fondato Orgoglio Bisessuale. Sembra quindi una contraddizione riconoscere le pubblicazioni di queste persone e al contempo ignorarne il lavoro di attivismo.
Volendo proprio ignorare la situazione in Italia, esistono più di 50 anni di storia di attivismo politico Bi+ e di momenti ricorrenti di elaborazione a livello internazionale come il BiCon nel Regno Unito e il Bi+ World Meetup che si svolgono ogni anno.
E’ proprio grazie a questo impegno politico che tante persone riescono ad accettarsi come bisessuali e a vivere il proprio orientamento in maniera più aperta e spesso in comunità. L’insieme di queste lotte è ciò che ha portato ad affrancare il termine “bisessualità” dalle sue origini binarie, assumendo un connotato anche politico e dando la possibilità a persone di vivere tanti tipi di bisessualità diverse in maniera dichiarata e orgogliosa, tutte sotto il termine “bisessualità”.
Il libro tuttavia si muove in direzione opposta: parlando di fluidità sessuale, il testo invita a valutare la “possibilità di smettere di riferire il termine bisessualità solo a quanti mostrano un’attrazione paritaria e stabile verso uomini e donne, riconoscendo che esiste un ampio spazio sociale […] più vasto di quello occupato da quanti adottano una identità bisessuale, uno spazio popolato da una serie di esperienze che si pongono tra un modello omogeneamente eterosessuale e uno coerentemente omosessuale”.
Proporre una lettura di bisessualità come una posizione intermedia tra eterosessualità ed omosessualità va contro le lotte e le ricerche accademiche portate avanti da decenni da parte delle persone Bi+. Le quali, da sempre, insistono sul fatto che la bisessualità sia un’esperienza di attrazioni verso più di un genere, non necessariamente maschili e femminili, con una sua specificità e con una storia di movimento politico.
Inoltre, incasellare persone che non si definiscono come bisessuali all’interno della bisessualità in maniera acritica è quantomeno un processo rischioso. Questa proposta nasce all’interno del capitolo dedicato alla fluidità. L’autore si rifà infatti alle ricerche di Lisa M. Diamond, che ha studiato estensivamente la fluidità sessuale negli uomini e nelle donne.
Tuttavia, la stessa Diamond specificava che “La differenza primaria tra la fluidità sessuale e la bisessualità è che quest’ultima è concettualizzata come una predisposizione sessuale stabile che fornisce esperienze continuative di desideri non-esclusivi (es. desideri per sia uomini che donne) nel corso della vita. Viceversa, la fluidità sessuale è concettualizzata come la capacità di un cambio nella risposta erotica. Per alcuni individui, questa capacità può non essere mai espressa. Alcuni possono una o due volte nel corso della vita che possono generare cambiamenti nelle sensazioni sessuali.
Di conseguenza sia la bisessualità che la fluidità sessuale possono produrre attrazioni sessuali nonesclusive: queste attrazioni sono previste come una componente regolare nelle vite delle persone con orientamento bisessuale, mentre possono rivelarsi più sporadiche e/o legate a contesti specifici per persone che sono altamente fluide a livello sessuale”. (Diamond, 2016)
Inoltre, sempre Diamond: “La fluidità sessuale significa che non esiste l’orientamento sessuale? No. La fluidità può essere pensata come una componente aggiuntiva della sessualità di una donna che opera unitamente al suo orientamento sessuale per influenzare come le sue attrazioni, fantasie, comportamenti e affetti sono esperiti ed espressi nel corso della vita. La fluidità non implica che i desideri delle donne siano infinitamente variabili ma che alcune donne siano capaci di provare un insieme di sentimenti erotici ed esperienze più ampio di quello che si potrebbe prevedere basandosi unicamente sull’orientamento sessuale che la persona adotta”. (Diamond, 2008)
Questo significa che un “comportamento bisessuale” sporadico non coincide automaticamente con la bisessualità. Tantomeno se si tratta di comportamenti basati sul cruising con persone migranti o povere, o la pederastia greca e tantomeno l’abuso.
All’interno dei comportamenti descritti nel libro compare infatti il nonnismo da caserma. Quest’ultimo coincide con un attività anche sessuale basata sulla mancanza di consenso e sull’utilizzo del sesso come strumento di bullismo.
Parlare di fluidità sessuale nel caso di persone che subiscono e/o attuano abusi appare improprio, così come suggerire di inserire determinati comportamenti sessuali all’interno della bisessualità.
Ma non solo: se il testo mostra un interesse ad inserire alcune categorie di persone all’interno della bisessualità, al contempo manca un’analisi di come mai le persone rifiutino di chiamarsi bisessuali. La bifobia interiorizzata è un tema assente nel libro, ed è una delle conseguenze di una focalizzazione a volte un po’ riduttiva sul tema del comportamento sessuale.
Questo limite, insieme ad una trattazione binaria della bisessualità, crea delle analisi particolarmente problematiche nei confronti delle persone trans*. Se le persone non-binarie sono praticamente assenti nel libro, dall’altro lato persone transgender binarie sono analizzate in maniera inappropriata.
Di seguito alcuni passaggi del volume che a nostro avviso risultano discutibili:
“Nel caso del rapporto di un uomo cisgender con una femminiella, un “travestito” o una transessuale dotati di genitali maschili, come utilizziamo la dicotomia omosessuale/eterosessuale? […] La transessuale MtF, infatti, ha vissuto per una parte della sua vita esperienze diverse da chi è stata socializzata come donna fin dalla nascita. […] fare l’amore con una donna transessuale (che, anche nel caso di riattribuzione chirurgica, non ha mestruazioni e non può partorire dei figli) ha implicazioni simboliche e culturali diverse da quelle in gioco con una donna nata femmina. Un rapporto tra un uomo e una donna transessuale operata, insomma, è eterosessuale se pensiamo al genere di arrivo ma (secondo il pregiudizio genderista) è omosessuale se pensiamo al genere di partenza (o alla struttura genetica e a ciò che, del corpo, la chirurgia non può modificare). Mi pare insomma che in un rapporto tra un uomo cisgender e una donna transessuale agiscano (in maniera latente o espressa, e in gradi diversi per ogni caso) i lontani fantasmi della bisessualità che abbiamo già visto all’opera nel caso dell’ermafrodita e del femminiello. […] Un rapporto erotico con una donna transessuale permette allora oggi a un uomo quell’incontro seducente e perturbante con l’androgino – e l’esperienza dei genitali maschili – ma al riparo di un’eterosessualità simbolica.[…] Ipotizzo cioè che l’esperienza sessuale di quegli uomini che frequentano le donne transessuali (così come i “travestiti”) abbia in qualche modo a che fare con una fluidità erotica che non segue pedissequamente un orientamento eterosessuale né omosessuale.”
A fronte di questo ci teniamo a sottolineare che una donna trans è una donna: sostenere acriticamente che esistano “donne nate femmine” contrapponendole alle donne trans significa di per sé avvallare l’essenzialismo. Una lesbica cis che fa sesso con una lesbica trans* resta lesbica, non diventa bisessuale. Così come gli uomini eterosessuali in relazione con donne trans restano eterosessuali, che la donna in questione sia la Presidente della Repubblica o una dottoressa, opzione che sembra non contemplata nel libro che crea spesso un legame tra identità trans e sex work. Non è possibile ignorare i contributi che a partire da De Beauvoir sostengono che donne non si nasce, ma si diventa, così come la ricerca italiana ed estera che si muove su queste posizioni.
Insistere come fa il testo su una componente irriducibilmente maschile delle donne trans è una lettura che analizza acriticamente la transfobia senza mai nominarla come tale. E’ assolutamente vero che, purtroppo, esistono tantissimi uomini che psichicamente si eccitano a pensare le donne trans come un po’ donne e un po’ uomini e a leggerle come esperienze di sesso trasgressivo: si chiama feticizzazione e transfobia, non bisessualità
Ed è per questo che rifiutiamo in toto l’idea proposta da Burgio secondo cui la bisessualità spiegherebbe la fascinazione maschile verso il corpo transgender. Un uomo etero attratto dalle donne trans* rimane etero, non è che automaticamente diventa bisessuale se una donna che desidera ha il pene.
Il libro sostiene che infatti un uomo eterosessuale non possa essere pedissequamente eterosessuale se frequenta una donna trans a causa dei “genitali maschili” della donna: a nostro avviso questa lettura è errata e limitante. Significa appiattire l’analisi dell’orientamento sessuale alla mera genitalità, normalizzando per altro prospettive essenzialiste e binarie.
Su questo tema ed altri ci sono stati dei momenti di frizione all’interno delle serate di presentazione del libro in cui Orgoglio Bisessuale e l’autore si sono trovatə a dialogare.
Da un lato come gruppo di attivismo conosciamo bene la mancanza in Italia di testi destinati al grande pubblico che trattano la bisessualità. Di base ci teniamo quindi a dare spazio, collaborare e dare supporto a chi si impegna nella ricerca e nella pubblicazione di libri in merito.
Tuttavia questo supporto non può essere acritico: se all’interno delle suddette trattazioni emergono punti problematici che possono essere utilizzati per normalizzare letture transfobiche e binarie della bisessualità è doveroso da parte nostra evidenziare i limiti delle teorie proposte.
Il libro offre quindi spunti interessanti, ma al contempo emergono i limiti qui evidenziati che rendono quindi difficile condividere in toto la pubblicazione: ci auguriamo quanto prima una nuova edizione rivista ed espansa che faccia fronte alle criticità emerse, capace di andare davvero “fuori binario” sul tema del genere per evitare possibili essenzialismi anche involontari.
Inoltre riteniamo importante includere in maniera più ampia le prospettive delle persone che si identificano come bisessuali, andando oltre l’analisi del semplice comportamento sessuale che spesso rischia di proporre letture riduttive e non adeguate ad un’analisi più ampia della bisessualità.
Riferimenti bibliografici
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